lunedì 18 febbraio 2013

Enrico Mentana “ Grillo sta sfondando, non gli conviene cambiare tattica”


"Se uno ottiene il 20 per cento potenziale con i suoi metodi non si capisce perché dovrebbe compromettersi con un'intervista tv”. E lo dice Enrico Mentana, direttore del tg di La7 che, prima di Sky, aveva trattato per primo con Beppe Grillo per avere l’unica intervista tv del leader del Movimento 5 Stelle: “Mi ha telefonato lui una ventina di giorni fa per dirmi che
aveva deciso di fare un'intervista con me. E che mi avrebbe chiamato poi Gianroberto per concordare i dettagli. Immagino si riferisse a Casaleggio”.

E poi che è successo?
Altre trasmissioni di La7 hanno fatto servizi sul movimento 5 stelle che non sono piaciuti a Grillo. E lui mi ha mandato un messaggio per dirmi che con La7 aveva chiuso.

Suscettibile.
Accusa anche noi di La7, dopo tutto quello che abbiamo fatto, di censurare il movimento. Comunque, mentre discutevo con lui mi sono accorto che non aveva una gran determinazione. Fossi stato nei panni di Grillo anche io ci avrei pensato bene. A lui conviene fare tutta la campagna come anti-sistema, anti-televisione.


Ma gli giova non confrontarsi mai?
Grillo non ha fatto alcuna intervista con domande e risposte precise sui temi concreti e i programmi. E questo per lui è un vantaggio. É come lo sguardo della Gioconda: da qualunque angolo la guardi sembra che ti stia guardando.

Non manda neppure i candidati alle tribune politiche. Solo immagini dei comizi.
I suoi vogliono che vengano trasmesse solo le immagino delle piazze piene. E ha un significato: vuol dire che anche se le idee sono poco dettagliate, le decisioni verrano prese tutti insieme, dalla comunità.

E gli altri leader? A loro conviene evitare il confronto tv?
A Bersani non conviene farlo con nessuno. Chi è in testa ha sempre poco interesse a rimettere in discussione il proprio vantaggio. A Silvio Berlusconi conviene confrontarsi con Bersani ma non con Mario Monti, che gli farebbe pesare la sua competenza. Mentre per Monti sarebbe meglio un confronto a tre, visto che è quello più indietro e ha tutto da guadagnare.

E chi potrebbe vincere in un eventuale sfida televisiva?
Non lo sappiamo. Anche perché Monti non ha mai fatto un confronto in vita sua. Bersani potrebbe sorprenderci con Berlusconi.

Però Monti di tv se ne è fatta parecchia in questa campagna elettorale.
A Monti è piaciuto fare questa campagna, non ho mai vista una così totale consegna al bagno di pubblico da parte di un candidato. Ha fatto tutto, guidato guidato dallo stesso tipo di strategia di Berlusconi: aggredire il pubblico per fasce, da Uno Mattina in poi. Era il candidato che per indice di notorietà partiva più lontano, nessuno lo conosceva come animale politico.

Ed è finita con il cagnolino e la birra alle Invasioni Barbariche.
Non me ne voglia la Bignardi, o il cagnolino o la birra. Entrambi erano un po’ troppo.

L'ultima mossa del Pd è stata recuperare Romano Prodi, a Milano.
E' un talismano, l'unico che ha battuto Berlusconi. Per conquistare la Lombardia si usa ogni arma, anche Prodi. É tre volte importante: per la presidenza della Regione, perché vale un quinto dei voti italiani e perché è decisiva per il premio di maggioranza a Milano

Prodi ha anche evocato Matteo Renzi. Come sarebbe stata la campagna elettorale se il candidato del Pd fosse stato lui?
Se ci fosse stato Renzi avrebbe stravinto le elezioni. Tutti noi conosciamo persone che non sono del centrosinistra che avrebbero votato Renzi. E Berlusconi non si sarebbe presentato, forse neppure Monti.

Invece adesso si comincia a sussurrare del sorpasso di Berlusconi.
Ogni giornalista serio sa quanto è radicato il fenomeno Berlusconi in Italia. C'è un sacco di gente che quando è il momento si tura il naso. E il riassorbimento degli indecisi negli ultimi giorni prima del voto gioca a favore del Cavaliere.

Stefano Feltri - 18 febbraio 2013 -
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