Sostiene Bersani che l’unico voto utile per chiudere definitivamente con Berlusconi è quello al Pd. Sostiene Monti che Berlusconi i voti li compra, come dire che è un delinquente in senso tecnico. Sostiene Bersani che la prima legge che il suo governo farà approvare sarà sul conflitto di interessi. E Berlusconi confessa coram populo di essere un truffatore, mandando
milioni di falsi rimborsi Imu, sperando in qualche pensionato analfabeta.
Bersani e Monti hanno un modo molto semplice per convincere gli italiani che le loro parole non sono emissioni di borborigmi propagandistici: si impegnino solennemente ad applicare, come loro primo gesto parlamentare, la legge sul conflitto di interessi che esiste già dal lontano 1957, e in base alla quale Berlusconi non è eleggibile.
Paolo Flores d'Arcais |
L’applicazione della legge 461/1957 è affidata in entrambi i rami del Parlamento alla rispettiva “Giunta per le elezioni”, che delibera a maggioranza. Anziché applicarla, la legge l’ha violata nel 1994 la maggioranza Berlusconi-Bossi-Fini-Casini, ed era un’indecenza prevedibile. Ma l’ha poi violata per due legislature anche la maggioranza dei Prodi, D’Alema, Bertinotti e altri Veltroni, immemore della protesta già avanzata da un comitato promosso da Vittorio Cimiotta (“Giustizia e Libertà”) e formato da Alessandro Galante Garrone, Paolo Sylos Labini, Ettore Gallo, Vito Laterza, Alessandro Pizzorusso, Aldo Visalberghi, Antonio Giolitti e il sottoscritto.
Poiché “perseverare diabolicum”, Bersani scandisca da qui al 24, in ogni discorso e dichiarazione, che se il Pd avrà la maggioranza la legge del ’57 non sarà più violata, e Berlusconi sarà perciò dichiarato “non eletto”. Se non ha nemmeno questo elementare coraggio (in realtà elementare decenza) non parli più di voto utile, visto che il voto al Pd sarebbe invece un voto complice.
Paolo Flores d'Arcais - 21 febbraio 2013 -
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