giovedì 11 ottobre 2012

Il Celeste: “Se cado io faccio cadere Cota e Zaia” (di Davide Vecchi)


DIMISSIONI, FORMIGONI: “HO SENTITO B. E QUESTA È LA LINEA PDL” OGGI A ROMA SUMMIT DECISIVO. LA LEGA: “NUOVA GIUNTA O ELEZIONI”

La Lega alza la voce ma, come già tre mesi fa, non affonda il colpo e offre a Roberto Formigoni un’alternativa alle dimissioni: l’azzeramento della giunta ed “eventualmente un nuovo presidente”, dice Matteo Salvini al termine della riunione di gruppo terminata poco
prima delle 22 ieri sera al Pirellone. Tutti i consiglieri del Carroccio hanno consegnato le loro dimissioni nelle mani di Salvini. L’intento iniziale era quello di chiedere le dimissioni di Formigoni e minacciarlo di una possibile sfiducia, ma il vicepresidente Andrea Gibelli, seguito da altri consiglieri, nel corso della riunione, ha suggerito di offrire anche una via di uscita più tenue al Celeste. Da qui l’opzione “azzeramento giunta”. Una spaccatura interna che sarà sciolta solo oggi da Roberto Maroni quando, insieme a Salvini, andrà da Formigoni a spiegare la posizione del Carroccio.

La scelta è comunque obbligata: Maroni, dopo essere riuscito a rilanciare il partito, non può e non vuole sostenere una giunta in cui si è seduto un assessore eletto con i voti acquistati dalla ‘ndrangheta. Di certo c’è dunque solo il voto con le politiche di primavera. Al momento. “La Lega è nata per combattere mostri come la 'ndrangheta, Roberto Maroni è stato nei fatti il miglior ministro antimafia di sempre, la Lombardia ha sempre reagito e lo farà anche ora”, è stata la prima comunicazione della giornata. Nel pomeriggio i consiglieri del Carroccio hanno firmato le loro dimissioni e Salvini che si è detto “orgoglioso di toccare con mano che tutti i nostri uomini in Regione non ragionano avendo in testa la poltrona”. Poi ieri sera la riunione del gruppo per decidere cosa fare e la decisione “obbligata e indispensabile” di adottare provvedimenti seri ma con l’intoppo della linea tenue.

Il timore di contraccolpi in Veneto e Piemonte, dove la Lega governa con il sostegno indispensabile del Pdl, è stato scongiurato da garanzie arrivate direttamente da Arcore. “Le responsabilità penali sono sempre personali. Certo, il numero degli indagati cresce e bisogna verificare se ci sono le condizioni per poter continuare”, ha detto l’ex coordinatore regionale Mariastella Gelmini. Aggiungendo in serata che “Formigoni saprà esprimere ancora una volta le migliori risorse per difendere e rappresentare i risultati raggiunti” in Lombardia. A far abbassare la voce ai leghisti è arrivata anche una telefonata di Silvio Berlusconi al suo ex ministro dell’Interno per chiedergli più tempo. Stamani a Roma Maroni incontrerà Alfano e lo stesso Formigoni per il vertice decisivo. “Ubi maior, lì decideremo. Ho parlato con Berlusconi, la linea Pdl è chiara: se cade la Lombardia un secondo dopo cadono Veneto e Piemonte” avvertiva ieri sera il Celeste. Maroni continua a far presente che non può sostenere dei politici legati alle mafie. In Lombardia, inoltre, sono 14 gli indagati, presidente compreso.

Dal canto suo Formigoni ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di dimettersi, mentre l’opposizione ieri è tornata in piazza per invocare un suo passo indietro. I consiglieri di Pd, Idv e Sel hanno pronte le dimissioni ma senza quelle della Lega non ci sono i numeri per far cadere la giunta. E così la soluzione del Carroccio è già stata battezzata come “democristiana”. Ora la palla passa a Formigoni. “Lasciamo a Formigoni la scelta se fare un passo a lato o indietro, ci ragioni su stanotte, la Lega è determinata ad andare avanti”, ha detto Salvini. E’ chiaro che la Regione “non arriverà a fine mandato perchè noi con la mafia non vogliamo avere nulla a che fare”, ha aggiunto. Ma fino a quando le parole rimarranno parole la Lega rimarrà quella dei tempi di Bossi che criticava Berlusconi ma poi ne votava le leggi e sosteneva le scelte.

Davide Vecchi - 11 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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