venerdì 28 settembre 2012

PRIMARIE DEL PD A DOPPIO TURNO PER FERMARE RENZI


Le nuove regole stabilite dal partito che teme l’esodo verso il rottamatore

Le carte in regola per vincere le primarie ora Pier Luigi Bersani le ha tutte. Anche le agognate regole su misura redatte dal fedelissimo Maurizio Migliavacca: doppio turno se uno dei
candidati non raggiunge il 50,1% alla prima votazione.

Il camper di Matteo Renzi che gironzola per l’Italia non dovrebbe costituire più un problema. Ma portare i cittadini a votare due volte non può non apparire come un segnale di debolezza del segretario democratico in cerca di legittimazione come leader. I gazebo sono fissati per domenica 25 novembre. Se ce ne sarà bisogno, gli elettori del centrosinistra potranno tornare a pronunciarsi il 2 dicembre ma non è ancora chiaro se ci sarà un albo degli iscritti, se al secondo turno potrà votare solo chi l’ha fatto al primo e, soprattutto, se due votazioni significano anche due pagamenti (la crisi la sente pure il Pd e ogni votante dovrà scucire 3 o 4 euro). L’escamotage del secondo turno è stato necessario dopo la proliferazione delle candidature. Bersani potrà così contare, in caso di medio successo, sui consensi dei candidati “amici” Gozi, Tabacci e, naturalmente, Vendola.
Lo staff del segretario si dice tranquillo, il partito tiene, non ci saranno problemi. Ma ci sono da fare i conti con le prime defaillance. “Qualche passaggio? A me sembra piuttosto un esodo biblico” commenta soddisfatto il regista della campagna renziana, Roberto Reggi. Negli ultimi giorni la corrente dei lettiani sul territorio è “franata” verso il campo del sindaco di Firenze , che li ha accolti a braccia aperte. Enrico Letta manterrà una posizione di “responsabilità” ma i suoi uomini sono già mobilitati: capofila il piemontese Davide Gariglio (già sfidante di Piero Fassino alle primarie) e il lombardo Alessandro Alfieri. Ci sono anche molti sindaci con un piede sul camper oltre a un nutrito gruppo di parlamentari destinato a crescere nei prossimi giorni. Tra i “transfughi” i Liberal Enrico Morando, Giorgio Tonini, Umberto Ranieri ma anche Stefano Ceccanti, Pietro Ichino e Salvatore Vassallo, poi gli ex Margherita Paolo Gentiloni, Roberto Giachetti e Andrea Sarubbi, gli Ecodem Ermete Realacci e Roberto Della Seta, fino al vicepresidente dei deputati del Pd Alessandro Maran, che tende a definirsi “montiano” ma non disdegna le posizioni della sinistra liberale portate avanti dal giovane candidato con il quale non ha ancora mai parlato personalmente.

Siete contenti? “Di certo non ce lo aspettavamo così in fretta – spiega Reggi – erano smottamenti attesi per fine ottobre”. Non avete il timore che qualcuno cerchi l’ultima spiaggia rimasta libera? “Come no, infatti la nostra strategia non cambia, chi ci vuole appoggiare ben venga ma questo non significa niente”. Gli assi nella manica di Renzi sono altri, non vengono dal partito “ma dall’esterno”.

Di certo non si potevano aspettare le dichiarazioni di guerra di Arturo Parisi che ha sparato a zero contro Bersani accusandolo di essere “responsabile del disastro cui è stata portata la nostra democrazia” in riferimento alla legge elettorale. Parisi, che all’ultima assemblea aveva cercato di distogliere anche Renzi dalla candidatura, ieri ha annunciato che non darà il suo voto al segretario e che vigilerà sulla regolarità della riunione del 6 ottobre – quella che cambierà lo Statuto (oggi prevede il segretario naturale candidato premier) e le regole per le primarie – per avere la certezza che ci sia il numero legale per farlo.

Ad oggi Bersani ancora rincorre. Dopo la tappa napoletana del camper renziano, il segretario ha scelto uno sponsor per la Campania che potrebbe essere un boomerang: ieri la prima iniziativa “ufficiale” delle primarie era a Salerno a fianco di Vincenzo De Luca, sindaco con due rinvii a giudizio sulle spalle. Uno di quelli che Renzi rottamerebbe senza pensarci un momento. E forse anche molti elettori del suo partito.

Caterina Perniconi - 28 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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