lunedì 4 febbraio 2013

Ma cosa ha in testa Giovanardi? (di Carlo Tecce)


Più i capelli si fanno cenere e più ti chiedi cosa ci sia sotto. Carlo Giovanardi sta invecchiando. Ha 63 anni e un secolo di figuracce. E anche la ventura di non rendersi forse del tutto conto di se stesso.

Sono vent’anni che saltella tra il centro e la destra, si professa cattolico, liberale, europeista,
ma pare non aver mai avuto tempo, o modo, per elaborare un pensiero compiuto.

Dice che vuole difendere la famiglia, e insulta gli omosessuali, rivisita la storia pur non avendola mai visitata, rettifica, scodella, argomenta con quella smania di fare il fondamentalista per sembrare un politico tradizionale.

Esordire in Parlamento con la morente Democrazia Cristiana può traviare chiunque, senza contare l’epoca moderata con Pier Ferdinando Casini e il rigurgito destrorso con Silvio Berlusconi.

Giovanardi ha firmato una legge che abolisce le distinzioni tra droghe pesanti e leggere. Qualcuno forse avrà pensato a una legge per distinguere il paffuto Giovanardi da un buon politico: basta farsi un tiro per capire, pure di una sigaretta con poca nicotina. Non impiega la sua maestria durante l’intero anno, ma appare e scompare. Il problema è che appare.

Stavolta ha infangato la memoria di Stefano Cucchi, un ragazzo ammazzato in carcere a cui va dedicata soltanto la verità, perché la sorella Ilaria è candidata con Antonio Ingroia: “Cucchi finì 17 volte in ospedale causa percosse dei suoi amici spacciatori”. Un anno fa disse che un bacio tra donne in pubblico è come fare la pipì in strada.

Non esiste un volume che possa contenere l’opera omnia di Giovanardi. Eppure i partiti se lo contendono. Un signore così stenterebbe forse a trovare ascolto ai bar della Bassa. Ma in lista in Emilia Romagna con il Pdl, Giovanardi ha un posto assicurato anche per questo giro. Potrà continuare la sua onorevole battaglia sfidando senza paura il senso del ridicolo.

Carlo Tecce - 04 febbraio 2013 -
IL Fatto Quotidiano del Lunedì (Pdf)
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