mercoledì 28 novembre 2012

Figli - Cancellate tante parole inutili


La Camera ha approvato in via definitiva l’equiparazione dei figli «legittimi» a quelli «naturali». La prima giustizia di questo provvedimento è di ordine semantico: il «figlio naturale», nato fuori dal matrimonio, era infatti una definizione tanto ovvia
quanto assurda nel suo presupporre, per opposizione, l’esistenza di figli «artificiali».

Ma l’aggettivo «naturale» era comparso nel 1975 in sostituzione del drastico «illegittimo», che sanciva la venuta al mondo di un bambino i cui genitori non erano sposati.

Naturale, come a dire spontaneo (scappato fuori…) o illegittimo (dunque carico di una colpa congenita), questo bambino subiva fino a ieri una serie minuziosa di limitazioni. Innocue e trascurabili, se viste nell’ottica gioiosa di una nascita, ma pesanti magari al momento di una successione. A incominciare dall’inizio, perché il figlio «legittimo» è automaticamente riconosciuto da entrambi i genitori, mentre quello naturale va attestato con una firma, che al di là del suo valore simbolico significa avviare in modo diverso la genitorialità. D’ora in poi, un figlio potrà essere riconosciuto anche da genitori sposati con «terza persona» al momento del concepimento: in sostanza, a discrezione di chi lo mette al mondo, sparisce la figura del bastardo.

La modifica è importante soprattutto sul piano della famiglia, dentro la quale non ci saranno più d’ora in poi differenze fra figli di matrimonio e figli di convivenza. Spariscono i casi limite di nonni cui non possono essere affidati bambini orfani perché per legge non sono parenti, in quanto i genitori non erano sposati. Sparisce soprattutto il diverso trattamento in merito all’eredità che nel contesto della successione all’interno di una famiglia era riservato al figlio nato fuori da un «regolare» regime matrimoniale.

Ma questa discriminazione era innanzitutto anacronistica, in un’Italia di oggi in cui ci si sposa sempre meno ma si convive sempre più, costruendo famiglie di fatto non meno stabili e degne di tale nome. In un’Italia sempre più piena di quei cosiddetti figli naturali che, a guardarsi intorno, popolano le classi di scuole, si affacciano al mondo del lavoro, piangono parenti morti, costruiscono a loro volta una famiglia. Non sono dei fantasmi, ma una realtà viva e indistinguibile dall’altra che vanta lo status di legittimità. Questa legge non viene a gratificare una marginale minoranza di cittadini italiani: rispecchia invece una realtà sociale che da tempo esigeva un aggiustamento giuridico. Con un auspicio che dovrebbe essere la diretta conseguenza di questa doverosa «modernizzazione» del nostro diritto di famiglia: che questa modifica del codice civile sia il preludio a una legislazione in merito alle coppie di fatto - quelle cioè che stanno «a monte» dei figli naturali: che li hanno voluti, concepiti, messi al mondo, riconosciuti. E cui prodigano amore e cura in misura non diversa da quella che ricevono i figli nati nel matrimonio.

ELENA LOEWENTHAL - 28 novembre 2012 -
La Stampa
.

0 commenti:

Posta un commento