mercoledì 7 novembre 2012

Beppe Grillo, Robespierre e la democrazia diretta


Beppe Grillo non ha un buon rapporto con i giornalisti e i giornalisti, di riflesso, non hanno un buon rapporto con il comico genovese. E’ forse a causa di questo disamore che i commentatori politici si sono dimostrati particolarmente sbrigativi nei confronti del Movimento 5 Stelle.

Le analisi, a dire il vero, non mancano. Ma la maggior parte di queste non studiano il
movimento in quanto fenomeno culturale e politico. Piuttosto, del fenomeno Beppe Grillo vengono studiate, fino all’esaurimento, le dinamiche elettorali (a quale partito “tradizionale” prende voti?che tipo di elettori sono? che diplomi hanno?). Oppure, le beghe e i dissidi interni al movimento vengono messi sotto i riflettori mediatici.

Quando il movimento di Beppe Grillo viene esaminato, è costume definirlo con un termine proprio del linguaggio giornalistico, l’anti-politica. Il personaggio Beppe Grillo, poi, è solitamente qualificato come demagogo e populista. Sono tutti termini con una connotazione emotiva, qualificati negativamente, che servono a discreditare un avversario piuttosto che a spiegarne la peculiarità. Il termine “anti-politica”, di conio recente e particolarmente in auge, non sembra avere né valenza concettuale (come si fa ad essere anti-politica se si hanno proposte politiche?) né una storia che lo legittimi.

Il difetto di analisi politica nei confronti di Grillo è infine legato ad un altro fattore. Il Movimento 5 stelle si tira fuori lui stesso a parole dal sistema dei partiti politici. Di più, costituisce la sua immagine essenzialmente in opposizione al sistema dei partiti politici italiani, approfittando della crisi di legittimità che li ha colpiti, ormai da decenni, senza che vere riforme ne siano scaturite. Per questo privilegia la struttura associazionistica e libera del movimento, a quella ordinata del partito. Il M5S non si considera un partito politico («Il Movimento 5 Stelle è una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro», definizione tratta dal blog di Beppe Grillo).

Appare invece chiaro come il Movimento 5 Stelle sia a tutti gli effetti un partito politico, che persegue fini politici, che si presenta alle elezioni, che ha da poco un proprio candidato alla presidenza della Repubblica (Antonio Di Pietro). Alla luce di questo, come analizzare politicamente il movimento di Beppe Grillo?

L’analisi è resa difficile dal fatto che il M5S è per certi versi un fenomeno dai contorni fluidi, privo di un’ideologia strutturata da decenni di riflessione come per esempio il socialismo, la social-democrazia, o il liberismo. Senza considerare il fatto che il M5S è per principio avverso alle ideologie e afferma di non partecipare a un’ideologia («Non ideologie di sinistra o di destra, ma idee», si scrive sempre nella definizione citata).

Nonostante ciò, diverse tendenze del movimento sono già abbastanza delineate per poter essere discusse nel merito e analizzate politicamente. Il fenomeno in questione può essere studiato in maniera non pregiudiziale, bandendo dall’analisi gli aspetti meno oggettivi, per acquistare una percezione più precisa di un fenomeno che, per quanto mal compreso e per quanto complesso, rappresenta comunque un’evoluzione rilevante della scena politica italiana.

L’analisi politica che si schizza qui è di tipo comparatista. Si tratta di compare il Movimento 5 stelle a un fenomeno politico del passato europeo. Come si argomenta nel seguito della dimostrazione e come è stato già osservato da Michele Ciliberto sull’Unità, il Movimento 5 Stelle sembra potersi accomunare con le ideologie dette giacobine.

Il giacobinismo è qui inteso nella sua accezione storica e filosofica. Non viene cioè confuso con le accezioni invalse in Italia – dove il “giacobino” è sinonimo di giustizialista – né con quella francese – dove il giacobino è il teorico dell’accentramento statale – che tradiscono il senso originario e che sono dovute a modi d’uso particolari fissati poi nella lingua.

Con giacobinismo si intende invece la «dottrina e la prassi dei giacobini», il movimento politico che partecipò alle prime fasi della rivoluzione francese, e, per estensione, un certo tipo di «radicalismo rivoluzionario». Preso come concetto, il giacobinismo è adoperato come categoria astratta applicabile a diversi periodi storici. Generalmente, il giacobinismo è considerato come un movimento radicale di sinistra, insieme egualitario e autoritario (secondo Norberto Bobbio). Sono, infatti, i partiti della sinistra radicale che in diverse situazioni storiche e in diversi paesi hanno rivendicato una filiazione da Robespierre.

L’idea più rivoluzionaria del movimento di Beppe Grillo, tipica anche dell’ideologia giacobina, è quella di stabilire una democrazia diretta, di eliminare cioè il sistema della rappresentanza dei partiti («Il M5S vuole sostituire il Sistema dei partiti con la democrazia diretta.», blog di Beppe Grillo, post «Grillo for Dummies»).

L’idea che il migliore sistema possibile sia quello della rappresentazione diretta dipende da una considerazione filosofica che fu già di Jean-Jacques Rousseau e dei giacobini poi. Secondo questa visione, la volontà popolare è buona mentre i governanti sono soggetti alla corruzione (cosa sia la volontà popolare, se essa esista o no, in quali circostanze, come si esprima, se sia sempre giusta o perseguibile, sono una serie di altre questioni).

Come dicevano i giacobini il «popolo è buono, i rappresentati sono corrotti». Allora, la sola dialettica politica virtuosa è quella che sostituisce le oligarchie corrotte dei governanti con il volere del popolo (Beppe Grillo scrive nel programma on-line del Movimento 5 Stelle che «i partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio» e propone di rovesciare questo paradigma).

Il Movimento 5 Stelle ritiene poi di essere l’espressione della volontà popolare, di cui si crede l’emanazione politica. Quest’ultima credenza è il frutto di un processo logico arbitrario, ma che è resa inevitabile dalle premesse del discorso : se difatti il M5S non rappresentasse la volontà popolare, la sua legittimità sarebbe pari a quella degli altri partiti che combatte e che considera illegittimati a rappresentare il popolo.

La carica fortemente aggressiva delle dichiarazioni di Beppe Grillo non deriva dunque solo dal temperamento sanguigno dell’ex comico, ma anche da questa visione politica tanto precisa quanto semplice. Dall’idea che la volontà generale rappresenti il Sommo Bene deriva l’equivalenza tra le posizioni politiche del M5S e la volontà generale. Da questa equivalenza deriva poi una visione polarizzata e manichea della concorrenza democratica: da una parte coloro che rappresentano il bene pubblico ; dall’altra, tutti coloro che vi si oppongono, sia per ignoranza sia per corruzione. In questo schema, gli avversari politici sono avversari del bene pubblico e possono essere facilmente considerati come nemici.

Ribaltando l’utilizzo giornalistico del termine anti-politica, in un’editoriale apparso sul blog di Beppe Grillo («Politica, antipolitica e il pollice di Cesare»), si sostiene che la grillina dissidente Federica Salsi, per avere disobbedito al partito, si sia letteralmente messa «fuori dalla politica», intesa qui come perseguimento del bene comune:
«Chi viola quella regola [quella che impedisce di partecipare ai talk-show], si sta mettendo fuori della Politica, perché con il proprio atto sta dicendo che “non sono interessato al rispetto delle regole del movimento al quale appartengo, perché non credo in un’idea collettiva bensì penso al mio bisogno di visibilità, quindi approfitto dell’occasione”».
Da qui a parlare in termini morali, come già accadeva nei discorsi di Saint-Just e Robespierre, non rimane che un passo:
«[Federica Salsi] ha inoltre dimostrato, subito, di non essere persona rispettosa delle “regole comuni” (base della Politica). In Politica, la severità civica è la Somma Virtù. E’ la garanzia per la collettività”», è scritto nel blog di Grillo.
Altre somiglianze potrebbero essere menzionate. Quelle evocate fino ad adesso – l’esaltazione della volontà popolare, la visione manichea della concorrenza politica, l’opposizione governanti corrotti/popolo buono, l’obiettivo della democrazia diretta – mostrano che il Movimento di Beppe Grillo si accomuna con le ideologie di stampo giacobino. Come la storia lo ha mostrato si tratta di movimenti egualitari radicali con tendenze autoritarie, legate ad una visione polarizzata, e non consensuale, della ricerca del bene pubblico.

Comunque si considerino le idee filosofiche del partito e le sue aspirazioni politiche, è evidente che il M5S ottiene un grande successo perché risponde a delle ambizioni della società che i partiti detti tradizionali non sono più in grado di interpretare. L’idea di democrazia diretta è una di queste aspirazioni, forse la più importante. Considerare il movimento di Beppe Grillo in maniera più obiettiva e pacata, nonostante il clima di tensione che lui stesso contribuisce a creare, è la premessa fondamentale per capire nella loro pienezza queste legittime aspirazioni.

Francesco Montorsi ha 25 anni,vive e studia a Parigi. La sue opinioni sono interessanti nella doppia ottica geografica e generazionale.

Francesco Montorsi - 07 novembre 2012 -
Blitz quotidiano
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