sabato 20 ottobre 2012

“Se vince il rottamatore lo espelliamo in 2 mesi” (di Wanda Marra)


Beppe Vacca, Istituto Gramsci

"Un partito nuovo? Mi sembra una castroneria che D’Alema non può aver detto. Perché se le primarie le vince Renzi si farà una lotta politica. Con un regolamento di conti in un congresso. È chiaro che un segretario della statura di Renzi il Pd lo espelle rapidamente".
Parola di Beppe Vacca, direttore dell’Istituto Gramsci, ex deputato comunista, da sempre vicino a Massimo D’Alema ed esponente di spicco della cosiddetta école barisienne.

Quindi, è il partito vecchio che si farebbe nuovo?
Non mi faccia dire cose diverse da quelle che le sto spiegando. Di fatto si aprirebbe un congresso, e lui non ha il controllo dei delegati. Quando un segretario è inadeguato, il partito lo espelle. La storia della sinistra dopo l’89 è ricca di esempi.
Quali? Mi risulta che i segretari dei Ds e del Pd siano stati sempre prima o dopo fatti fuori.
Non si può dire fatti fuori. I segretari sono sempre stati votati e non votati secondo procedure normali in un partito. Ma un corpo complesso rivela l’inadeguatezza del leader.
Secondo lei, dunque, se ne va lui?
Lo scenario è questo, se poi se ne va è un problema suo. Renzi in un partito grande e complesso, seppure acerbo, non regge due mesi.
Beppe Vacca
Dunque, è per la lotta nel partito?
Sono un militante del Pd, vecchio, non voglio incarichi, ma farei una battaglia politica contro un leader inadeguato. Renzi non è in grado di fare il segretario. E poi, figuriamoci il premier.
Con D’Alema vi siete sentiti?
Vede, siamo come fratelli: io sono il fratello maggiore, lui il fratello minore. Ci sentiamo tre, quattro volte l’anno, ma sappiamo di pensarla allo stesso modo. Sostanzialmente il pensiero politico ha varie matrici con due capostipiti: quella kantiana, che legge il mondo come dovrebbe essere e quella hegeliana, il realismo politico. Io e D’Alema, che siamo di questa seconda matrice, ragioniamo alla stessa maniera. Non c’è bisogno di sentirsi.
Quindi ha condiviso le scelte e gli atteggiamenti di D’Alema nell’ultima settimana?
Certamente. Non solo non poteva, ma non doveva fare altro.
È giusto che rimetta il mandato se vince Bersani e dia battaglia se vince Renzi?
Non è cosa diversa da quello che dico io. Dopo le primarie si fa un congresso, con un esercizio della leadership reale, non la ricerca di consenso per le primarie, che è cosa di un momento.
Ma voi il congresso lo chiedereste anche prima delle elezioni?
È necessario, per la salute dell’Italia.
Non le pare che comunque i partiti siano completamente delegittimati?
Ma manco per niente. Il Pd è al 30% e cresce di giorno in giorno. Anche se la crisi generale di legittimazione è tale che noi siamo stati costretti a fare le primarie. La sinistra una sua definizione ce l’ha. L’epicentro del terremoto è a destra, che è completamente crollata. Oggi con la catastrofe della Seconda Repubblica, io devo discutere di Renzi?
Cosa pensa di Grillo?
Quello che ho detto di Renzi vale anche per lui. All’ennesima potenza. È la stessa musica, il prodotto di 20 anni di finta democrazia. Con la crisi della prima Repubblica il sistema dei partiti è esploso e la risposta è stata insufficiente.
Il Pd sta con D’Alema?
D’Alema sta sulle posizioni di Bersani, che ha vinto le primarie con poco più del 50% ma oggi l’opposizione interna non sta sopra il 15.
Beh, per essere così poca fa una bella confusione.
Il fatto che faccia rumore non vuol dire niente. Il punto è cosa è capace di costruire.
Cosa pensa della rottamazione?
Ma lei mi vuol proprio far incazzare?
Ma perché? In fondo è uno scontro di culture, una guerra tra vecchi e giovani.
La guerra si fa ai paesi nemici. In politica si parla di avversari. Uno che inalbera la bandiera della rottamazione si considera un nemico, un nemico interno. Neanche De Gaulle fece così. E se uno si presenta come salvatore della patria deve avere un orizzonte più ampio della rottamazione.

Wanda Marra - 20 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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