venerdì 26 ottobre 2012

L’Eroe dei due Monti (di Marco Travaglio)


Ma sì, dai che l’abbiamo capito: Napolitano vorrebbe tanto che Monti restasse al governo per sempre. In fondo l’ha partorito lui. E ora se lo allatta, se lo liscia, se lo pasce come un bel pupone che cresce bene, cammina precocemente, inizia anche a parlare. Purtroppo c’è un problema: quella maledetta cosa chiamata elezioni.
Dove, sventuratamente, la gente vota. E, quel che è peggio, non tutta allo stesso modo: pare che esistano addirittura alcune categorie (lavoratori, licenziati, precari, disoccupati, esodati, pensionati, tartassati) che non riescono proprio a cogliere gli effetti balsamici dell’Agenda Monti. E, non appena Fornero o Clini aprono bocca, avvertono un fastidioso prurito alle mani.
Dunque auspicano qualcosa di un tantino diverso. Napolitano però fa di tutto per convincerli a colpi di moniti che, nel segreto dell’urna, dovranno “tener conto dell’importantissima esperienza Monti” perché “è salutare e inevitabile”. Intendiamoci: è legittimo che il presidente Napolitano trovi che le scelte del presidente Napolitano sono meravigliose e non perda occasione per farcelo sapere; ed è legittimo che il cittadino Napolitano auspichi un Monti-bis. Purtroppo il cittadino e il presidente Napolitano sono la stessa persona, e il capo dello Stato, per il suo ruolo di arbitro super partes, non può influenzare le elezioni dicendo chi votare e chi no. Il 25 aprile profittò della festa della Liberazione per ammonire gl’italiani a “non dar fiato ai demagoghi di turno”. Cioè a non votare Grillo alle amministrative. Naturalmente per Grillo, fu un trionfo. Ma il 9 maggio, all’indomani del voto, il Presidente fece sapere di non avere per nulla gradito il voto degli italiani che, incuranti dei suoi moniti, avevano regalato quel po' po' di boom a Cinque Stelle: “Io di boom ricordo solo quello degli anni 60, altri non ne vedo”. Ora, in vista delle politiche, dopo aver pressato il Parlamento a cambiare la legge elettorale (il Porcellum del 2005, che naturalmente fa schifo, ma non spetta a lui stabilirlo, anche perché ci ha dormito sopra dal 2006 all’altroieri), ha scritto a Schifani come dev’essere quella nuova: “Evitare il ricorso a incentivi e vincoli tali da indurre a vasti raggruppamenti elettorali di dubbia idoneità a garantire stabilmente il governo”. Cioè: niente premio di maggioranza alle coalizioni, altrimenti vince il centrosinistra e a Palazzo Chigi va Bersani o Renzi, mentre lui vuole che non vinca nessuno per poter richiamare Monti con un bel governissimo tipo l’attuale. Dunque premio di maggioranza al partito vincente che, per quanti voti prenda, non arriverà mai al 50% più uno. Purtroppo, ancora una volta, non spetta a lui stabilire come il Parlamento deve scrivere una legge: lui deve promulgarla o respingerla, ma alla fine; durante, deve tacere. Il Csm, invece, ha la facoltà di dare pareri sulle leggi in materia di giustizia: se però il Csm critica una legge (la presunta anticorruzione) dell’amato Monti, è un’“interferenza nel libero confronto parlamentare”. Non stiamo a ricordare le interferenze del Colle nelle indagini sulla trattativa e la smisurata immunità rivendicata nel conflitto di attribuzione alla Consulta: uno scudo spaziale che nemmeno il re di Spagna. Per trovare qualcosa di simile, bisogna retrocedere al Re Sole. Ecco: per imperscrutabili motivi, da qualche mese Napolitano s’è messo in testa di essere il Re Sole. Càpita, ogni tanto, ai presidenti a fine mandato. Il guaio è che chi lo consiglia e circonda, per il suo bene, dovrebbe sommessamente avvertirlo: “Presidente, con tutto il bene che le vogliamo, lei non è il Re Sole”. Invece, salvo rare eccezioni (l’ultima, Marco Revelli qui), nessuno gli dice nulla. E la nostra Repubblica parlamentare si trasforma giorno dopo giorno in monarchia assoluta. Al passo della Marcia Reale.

Marco Travaglio - 26 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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