martedì 2 ottobre 2012

IRISBUS - Incatenati sotto al Colle


OPERAI FERMATI DALLA POLIZIA. I POLITICI NO

Fiat ha deciso di chiudere circa un anno fa lasciando 680 lavoratori in cassa integrazione e senza prospettive. Mesi fa si era parlato dell'interessamento di un'azienda cinese “ma in realtà non si è visto nessuno” dicono gli operai e anche i sindacati. Che sono stati convocati
dal ministero dello Sviluppo economico il prossimo 9 ottobre. “Ora sembra ci sia un'azienda italiana”, spiega al Fatto il segretario dell'Ugl, Giovanni Centrella presente in mattinata al Quirinale, “ma non ci è stato comunicato il nome e quindi non sappiamo valutare”.

Franco Barbato
Accanto ai lavoratori anche il deputato Idv, Franco Barbato, che poche ore prima stava seguendo la vertenza al Dipartimento di amministrazione penitenziaria, dove 271 ispettori che hanno superato il concorso attendono da tempo la pubblicazione delle graduatorie per essere assunti.

Gli operai Irisbus sono giunti a Roma dopo che il 22 settembre, di sabato, avevano manifestato sotto Palazzo Chigi mentre Mario Monti riceveva l'ad Fiat, Sergio Marchionne e l'erede degli Agnelli, John Elkann. Anche in quella occasione non erano stati considerati. Ieri sono arrivati al Quirinale intorno alle 11, qualcuno aveva con sé anche una tanica di benzina con la minaccia di darsi fuoco. Non essendo in sede il Presidente della Repubblica, agli operai è stato proposto di incontrare il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. A mezzogiorno, però, la polizia è intervenuta portando via quelli che si erano incatenati ma non gli assessori e i sindaci.

“Con la forza non si risolve niente - spiega ancora Centrella - gli operai non hanno prospettive e la stessa cassa integrazione sta per scadere. Ci auguriamo che il 9 ottobre ci siano delle proposte concrete”.

“Gli operai - aggiunge Barbato - si sentono traditi e venduti da partiti e sindacati che finora hanno sostenuto tutte le mosse di Marchionne”. In una zona come l'avellinese, l'Iribus è stata sempre una realtà importante e che, tra l'altro, ha garantito la produzione di un bene fondamentale come gli autobus cittadini. Dopo la chiusura dello stabilimento, però, non è successo più nulla. Aveva manifestato un certo interesse il produttore Massimo Di Risio, proprietario della Dr Motors, assemblatore di pezzi provenienti dalla Cina e intenzionato a crescere come produttore. Ma Di Risio si è poi impelagato nello stabilimento chiuso da Fiat a Termini Imerese, per poi gettare la spugna. Motivando la chiusura, nel 2011, la Fiat spiegava di non poter sostenere la contrazione costante dei volumi produttivi “passati dai 717 veicoli del 2006 ai soli 145 autobus, di cui meno di 100 urbani, dei primi sei mesi del 2011”. Era l'evidente effetto delle tante manovre finanziarie e dei tagli agli enti locali che si sono ripercossi sulle commesse. E siccome in Fiat i conti li fanno bene, è stato deciso di onorare le commesse già ricevute facendo funzionare gli altri due stabilimenti posseduti da Iveco: quello di Annonay, vicino a Lione in Francia, e quello di Visoké Mito nella Repubblica Ceca. Un altro esempio di disinteresse per l'Italia dove le quote di mercato continuano a crollare. Ieri l'azienda ha reso noti i dati delle immatricolazioni di settembre che diminuiscono del 25,7% il peggior crollo dal 1984. Nei primi nove mesi del 2012 sono così 228 mila le Fiat immatricolate per una quota del 20,9%, la stessa del 2011. Le auto più vendute sono le stesse: al primo posto la Panda, al secondo la Punto mentre la 500 è terza.

01 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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