sabato 13 ottobre 2012

Incubo Grillo - Adesso il Colle decide anche la prossima maggioranza


NAPOLITANO SCRIVE A SCHIFANI SULLA LEGGE ELETTORALE

No a “vasti raggruppamenti” tipo la foto di Vasto, sì alla Grande Coalizione. È questa la traduzione della lettera che ieri il capo dello Stato ha mandato al presidente del Senato? Argomento: il tormentone della legge elettorale che pare essere entrato, finalmente, nella
fase decisiva. I fatti: giovedì la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama ha approvato la bozza Malan, dal nome del senatore berlusconiano che l’ha presentata.

La riforma prevede un impianto proporzionale con preferenze (ma per i due terzi dei seggi, il rimanente terzo va alle liste bloccate dei nominati), un premio di coalizione del 12,5 per cento, una soglia nazionale di sbarramento al 5 per cento aggirata però in due modi per favorire la Lega: un partito può raccogliere il 4 se fa parte di una coalizione oppure il 7 in un numero di circoscrizioni pari a un quinto della popolazione (esempio: Lombardia, Veneto e Piemonte).

La bozza Malan è stata approvata da Pdl, Udc, Lega, Fli, Mpa e Coesione nazionale, il vecchio centrodestra delle origini. Contrari Pd e Idv.
Registrato il primo voto del Senato, e in vista della discussione che si aprirà mercoledì prossimo, sempre nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Giorgio Napolitano ha spedito un messaggio prettamente “politico” a Schifani. Il passaggio chiave è questo: “Le nuove regole consentano agli elettori di compiere scelte determinanti per la composizione del Parlamento, e di evitare il ricorso a incentivi e vincoli tali da indurre a vasti raggruppamenti elettorali di dubbia idoneità a garantire stabilmente il governo del Paese”. Tradotto: al Quirinale il bipolarismo non piace più e l’attuale bozza consente l’aggregazione eterogenea di partiti per aggiudicarsi il premio del 12,5, ridimensionato rispetto al Porcellum ma che prevede comunque 76 seggi in più alla Camera e 37 al Senato per la coalizione che vince. Non proprio il viatico migliore per arrivare alla Grande Coalizione (Monti-bis) e staccare le estreme da quelli che sono, almeno per il momento, i due principali partiti italiani, Pd e Pdl. Senza contare che il Colle considera un incubo il boom grillino del Movimento 5 Stelle, paragonato con sprezzo, dopo le scorse amministrative di primavera, all’Uomo Qualunque di Giannini.

A “Re Giorgio”, quindi, “incentivi e vincoli” che valgono il 12,5 per cento non piacciono per nulla. Il timore è che a sinistra l’asse Bersani-Vendola ritorni sulla questione di imbarcare nuovamente Antonio Di Pietro e rifare la foto di Vasto, come ammette a taccuini chiusi una fonte di rango del Pd. Viceversa, il problema riguarda anche il Pdl e le forze alla sua destra. In primis la Lega di Roberto Maroni. Se a Napolitano non piace il premio di maggioranza della bozza Malan, al Pd non vanno giù le preferenze. Il partito di Bersani vorrebbe i collegi ma sulla questione del premio non alza le barricate. Anzi.

Certo, il Pd avrebbe voluto il 12,5 per il primo partito e non per la coalizione, ma l’accordo con gli sherpa berlusconiani sul premio all’alleanza era stato trovato eccome. Resta sul tavolo, in ogni caso, la fragilità del “sistema greco”, come ha notato il senatore Stefano Ceccanti del Pd, costituzionalista vicino a Veltroni. Pd e Sel, per esempio, anche con l’aggiunta del 12,5 per cento non saranno mai maggioranza assoluta coi numeri attuali dei sondaggi. In teoria uno scenario senza vincitori, propedeutico al Monti-bis, sarebbe possibile. Pubblicamente, il messaggio iperpolitico di Napolitano è stato accolto da Bersani con “vivo apprezzamento”. Anche il Pd è per la “governabilità e la trasparenza”. Piuttosto, proprio il segretario del Pd, in caso di vittoria su Renzi alle primarie, è il principale ostacolo al disegno quirinalizio di una Grande Coalizione. Bersani a Palazzo Chigi, a capo di un governo di sinistra, senza il pantano centrista dei moderati, non sarebbe il prosieguo ortodosso dell’agenda Monti. Ed è per questo che ieri, con la lettera del Colle, è cominciata una lunga guerra di posizionamento. C’è chi vuole sopravvivere (il Pdl), chi governare (il Pd di Bersani), chi imporre un sistema per il Monti-bis (moderati nelle varie forme). E poi c’è l’incognita Berlusconi. Al tradizionale convegno di Saint Vincent organizzato dal neodc Rotondi, ha inviato un messaggio su presidenzialismo ed elezione diretta del capo dello Stato. La bozza Malan, come si racconta, l’avrebbe subìta. Ma, a destra, il capo è sempre lui. Ritiro o non ritiro.

Fabrizio d’Esposito - 13 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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