INDULGENZA PLENARIA IL VATICANO: “EGO ME ABSOLVO” CONDANNA A SOLI 18 MESI DI RECLUSIONE PER PAOLO GABRIELE, TORNATO AI DOMICILIARI. PRONTA LA GRAZIA DEL PAPA. ESCLUSI EVENTUALI COMPLICI
Il processo soufflé si è sgonfiato in due ore di camera di consiglio. Due ore sufficienti per
ridurre la pena per Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI accusato di furto aggravato (ora definito “qualificato”). La condanna a tre anni di reclusione, scritta parafrasando il codice Zanardelli e applicando uno sconto immediato, è diventata di 18 mesi per la scoperta di un atto di clemenza, che si può chiamare legge, di papa Paolo VI. Non basta. Perché Gabriele ha già trascorso 4 mesi agli arresti domiciliari e ne restano 14 in sospeso. O forse addirittura zero. Perché a sentenza ancora calda, ma ormai a forma di soufflé, Padre Federico Lombardi ha evocato la grazia papale: “Un'ipotesi molto concreta”. E la corte non ha nemmeno accettato l'interdizione ai pubblici uffici: a fine pena, il maggiordomo potrebbe lavorare ancora per il Vaticano.
Paolo Gabriele (a destra) |
Nessuno ha dedicato particolare interesse ai due nuovi protagonisti rivelati, i due padri spirituali di Gabriele: don Giovanni Luzi e don Paolo Morocutti. Picardi ha ricordato che don Luzi ha distrutto le copie (lettere e appunti di Benedetto XVI), cioè il corpo del reato contestato, ricevute dall'imputato. Vatileaks ha raggiunto il giorno più atteso con estrema rapidità: 4 udienze, 7 testimoni, 12 ore in totale. I muscoli vaticani sono agili e forti. La giustizia è fatta. Con mano leggera. Con tante omissioni. Con la protezione di Benedetto XVI? Vatileaks non ha mai superato il perimetro tracciato dal maggiordomo. Un uomo senz'altro abile, il laico più vicino al Papa. Un uomo che maneggiava materiale scottante, e lo sapeva benissimo. L’avrà fatto per una “situazione di sconcerto generale”, per una forma di delirio? L’inchiesta e il processo non hanno addentato la faida che indebolisce il pontefice. Evidente spulciando i carteggi diffusi su libri e giornali. Non hanno scoperchiato le battaglie tra la Segreteria di Stato guidata da Tarcisio Bertone e i cardinali diplomatici, nostalgici di Angelo Sodano. Un faro l’hanno accesso su padre Georg, l’assistente di Benedetto XVI, non troppo attento. Tanto da non accorgersi dei movimenti di Gabriele. Ci sono domande che non avranno risposta. E soufflé che si sgonfiano di botto.
Carlo Tecce - 07 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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