mercoledì 24 ottobre 2012

Il segretario Pd sfida Monti e Grilli (di Caterina Perniconi)


POLEMICA SUGLI SCONTI IRPEF. NAPOLITANO LO RICHIAMA ALL’ORDINE: “RIGORE NECESSARIO”

Sulla strada che separa Pier Luigi Bersani da Palazzo Chigi ci sono almeno due ostacoli. Il primo, Matteo Renzi, è il nemico da battere alle primarie del centrosinistra. Il secondo è
molto più insidioso perché occupa già la poltrona di premier: Mario Monti.

Anche per questo motivo il segretario del Partito democratico ha messo da parte ogni timore nell’attaccare il governo, soprattutto quando “fa propaganda”. La definizione è di Stefano Fassina, responsabile Economia del partito, che ieri mattina ha aperto con la sua relazione sulla legge di stabilità la segreteria del Pd.

Un attacco diretto contro il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, colpevole di aver definito “un sollievo per il 99% dei cittadini” misure invece “pesantissime, che ricadranno sugli stipendi medio bassi”. Fassina ha messo i conti sul tavolo di Bersani: se l’aumento dell’Iva vale 6,6 miliardi all’anno, mentre la minore Irpef ne vale 4,5, la differenza è di oltre 2 miliardi di maggiori imposte. Che puniscono sempre gli stessi.

Dopo di lui è stata la volta di Francesca Puglisi, responsabile Scuola, che ha spiegato il taglio a studenti e insegnanti. Poi Cecilia Carmassi, addetta al Terzo settore, che ha lamentato le riduzioni agli enti locali e la ricaduta sui “non autosufficienti”. A Bersani è bastato per capire che poteva puntare al bersaglio: “Apprezzo l’intenzione del governo a valutare modifiche – ha premesso il segretario Pd – ma dire che la legge così come è non pesa sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla domanda interna è ardito. Servono modifiche o non l’approveremo perché non siamo affatto d’accordo con Grilli, noi abbiamo dati diversi”.

Valutazione che coincide con quella fatta sia dall’Istat che dalla Corte dei Conti nelle audizioni alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il vice direttore della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, ha addirittura invitato il ministro dell’Economia a vagliare la possibilità di ulteriori interventi sulla spesa in primavera per blindare il pareggio dopo il 2013. “C’è il rischio – ha detto Rossi – che molti enti decentrati, per compensare gli effetti sulla quantità e qualità dei servizi forniti, inaspriscano l’imposizione fiscale locale”. Altre tasse, quindi, in contrasto con la necessità del Paese di crescere.

“C’è una preoccupazione serissima per le autonomie locali e la sanità. Occorre trovare soluzioni per alleggerire il carico” ha specificato Bersani, entrando nel merito delle misure. “Sul giro fiscale punterei a una maggiore equità e maggiore appoggio alla domanda interna. Ho visto che c’è una disponibilità da parte del ministro Profumo sulla scuola che per noi è un tema irrinunciabile”.

Il presidente del Consiglio ha rimandato la discussione a questo pomeriggio, quando Bersani varcherà la porta di Palazzo Chigi insieme al leader dell’Spd tedesca, Sigmar Gabriel (pedina del suo riposizionamento a sinistra, domani toccherà al francese Francois Hollande). Grilli ha espresso durante le audizioni la disponibilità a modifiche sul provvedimento, ma resta la chiusura totale sui saldi, che il Pd manifesta l’intenzione di voler rispettare. Il nuovo corso bersaniano non è piaciuto affatto all’inquilino del Colle più alto: “Oggi il rigore non rappresenta una scelta ma una necessità” ha dichiarato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita in Olanda, “la situazione di crisi finanziaria legata al debito sovrano è all’attenzione dell’Europa per le pressioni che da essa giungono alla moneta unica e questo rende imperativa la disciplina fiscale”. Secondo il Capo dello Stato “l’attuale governo italiano sta facendo la sua parte con decisione”. Un messaggio chiaro a Bersani perché la sua campagna elettorale non metta in pericolo l’esecutivo tecnico. “Nessun problema – ha provato a scherzare a tarda sera il segretario del Pd – è appena arrivato Sigmur Gabriel, proprio come l’anno scorso, una settimana prima delle dimissioni di Berlusconi. Anche lui ha aperto un po’ la porta a Monti”. Ora il leder Spd deve aiutare Bersani ad aprire la sua.

Caterina Perniconi - 24 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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