domenica 14 ottobre 2012

Il manifesto di centrosinistra Monti non c’è, Casini forse (di Paola Zanca)


BERSANI, VENDOLA E NENCINI FIRMANO LA CARTA D’INTENTI

Più che il manifesto del nuovo centrosinistra, sembra che l'abbiano preso per la settimana enigmistica. Tutti a contare quante volte è scritta la parola impresa, quante quella ambiente, di corsa a vedere a che riga si parla di coppie omosessuali. E poi il grande quiz: il nome di
Mario Monti c'è o gli manca? Gli manca, e via con la disperazione di chi ha già nostalgia del professore: “Un grande buco nero”, dice Marco Follini. Non si capisce per quale ragione, ma speravano che nella carta d'intenti sottoscritta da Democratici, Sinistra ecologia e libertà e partito Socialista, ci fosse l'investitura del Monti bis. A dir la verità, una ragione c'è: fino a luglio il nome dell’attuale premier, in quel documento era scritto. Non esattamente una riconferma, ma se non altro il riconoscimento che è stata la sua “autorevolezza” a “riportarci in Europa dopo una decadenza che l'Italia non meritava”.

Poi, una volta passato per le mani di Bersani, Vendola e Nencini, quella riga è sparita. E in cambio si è aggiunta la denuncia contro “l'arbitrio della condotta di aziende che discriminano i lavoratori”, la difesa della “rappresentanza sindacale che prescinda dal voto dei lavoratori sui contratti”, l'attacco agli “aspetti giuridicamente insostenibili” della legge 40 e la garanzia della “piena applicazione” alla legge sull'aborto. In un colpo solo, il Pantheon del centrosinistra ha perso Monti, Marchionne e la Binetti.

Già, la Binetti. Lei e l'Udc sono il vero convitato di pietra di questa Carta di intenti. Il documento scrive chiaramente che si cerca “un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale” e che “per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze”. Pierferdinando Casini, però, dopo essere “inorridito” la settimana scorsa per l'alleanza con Vendola, ieri ha giudicato “un errore politico” quello di chiudere l'esperienza Monti: “Francamente a me preoccupa. Come italiano e come politico”. Il segretario del Pd e il presidente della regione Puglia, per la seconda volta di fila, gli hanno risposto in coro: “Casini non si preoccupi, è una bella giornata per noi e per l’Italia”, si è limitato a dire Bersani, mentre Vendola ha colto l'occasione per ricordare al leader Udc che è “un conservatore”, che si deve “rassegnare”, che meno male che è preoccupato perché “quando Casini è tranquillo per quel che accade, è l'Italia che si deve preoccupare”. Eppure quel documento dove si “collabora” con il centro liberale e si “promuove un accordo di legislatura” lo ha firmato anche il candidato alle primarie di Sel. Un po' complicato, dunque, capire quali siano i veri intenti. Matteo Renzi ha già detto che firmerà la Carta, ma solo perché non lo impegna molto: “È un documento molto generico e generale, non crea nessun tipo di problema: poi ciascuno lo riempirà dei propri contenuti”. Non esattamente una benedizione per quel centrosinistra che quando si comincia a parlare di contenuti, si è già spaccato più volte. “Vada a chiedere in materia qualche informazione a Prodi”, manda a dire a Bersani il Pdl Fabrizio Cicchitto. La Carta d'intenti, in verità, è molto chiara sulle regole della coalizione. Chi ci sta, deve impegnarsi a sostenere “per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie”, dovrà formare un governo “snello”, senza “logiche di spartizione” ed essere fedele all'Euro. Se qualcuno non è d'accordo, si vota, vince la posizione espressa dalla maggioranza qualificata dei gruppi parlamentari e poi si sta zitti.

Difficile immaginarlo in una coalizione che già ieri ha cominciato a bisticciare. L'ex popolare Giuseppe Fioroni ha spiegato che “questa alleanza non basta né per vincere bene né per governare”. Il veltroniano Walter Verini aggiunge che “per vincere le elezioni occorrono un programma e un’alleanza davvero credibili, che non somiglino neppure alla lontana all’Unione”. Con il comunista Vendola e il redivivo Nencini, sostiene, il Pd non va da nessuna parte. Forse non vale il contrario. Luigi Coldagelli, veltroniano pure lui, commenta così la scelta del segretario dei Socialisti di regalare ai due nuovi compagni di avventura due piccole pale in bronzo: “Gastone Nencini gli deve fare un monumento a Bersani. Altro che pala”.

Paola Zanca - 14 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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