sabato 13 ottobre 2012

I Pm su Napolitano “L’immunità totale neanche per i Re” (di Beatrice Borromeo)


GLI AVVOCATI DELLA PROCURA DI PALERMO INVIANO UNA MEMORIA ALLA CORTE COSTITUZIONALE: “ECCO PERCHÉ NON POTETE ACCOGLIERE IL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONI”
Dal rapporto degli avvocati dei magistrati siciliani si apprende che le telefonate fra Mancino e Napolitano furono 4 per una durata complessiva di 18 minuti. Oltre 9mila le
telefonate intercettate all’ex vice presidente del Csm

Il presidente della Repubblica non è un monarca assoluto: è questa la tesi della procura di Palermo, che in una memoria indirizzata alla Corte Costituzionale spiega perché Giorgio Napolitano proprio non può pretendere l’immunità totale.

Liberi tutti.
Se la Consulta dovesse accogliere il conflitto d’attribuzioni – sollevato dal Capo dello Stato per paura che le sue telefonate con l’ex senatore Nicola Mancino finiscano sui giornali – le conseguenze sarebbero tanto gravi quanto paradossali. Ecco cosa succederebbe se si sancisse che il Presidente non può essere intercettato in alcuna circostanza, neanche indirettamente e casualmente: “Una volta accolto il ricorso - scrivono gli avvocati dei pm palermitani, Pace, Serges e Serio - i magistrati sarebbero indotti, nel dubbio, ad astenersi dal disporre intercettazioni a carico di tutti coloro che, ancorché sottoposti a indagine penale, potrebbero avere titolo, in ragione di attuali o pregressi rapporti o funzioni precedentemente svolte, a comunicare direttamente con il Presidente della Repubblica”. Consiglieri, ex ministri, vecchie fiamme e compagni d’asilo inclusi. E questo - scrivono - costituirebbe una “violazione dell’obbligatorietà dell’azione penale”.

Berlinguer e Napolitano - "Trova le differenze"
Il nastro magico.
Sulle oltre novemila telefonate intercettate sull’utenza di Mancino, la voce di Napolitano si sente solo quattro volte. E dato che la registrazione “si verifica in forma automatica mediante apparecchiature informatiche, non controllabili e non influenzabili, almeno nell’immediato, da intervento di un operatore” (così i pm), risulta difficile accontentare il presidente della Repubblica, che nel decreto dello scorso 16 luglio dice: “Il divieto di intercettazione riguarda anche le cd. Intercettazioni indirette o casuali comunque effettuate mentre il Presidente è in carica”. Proprio in questo passaggio, oltretutto, l’avvocatura dello Stato ammette che le telefonate con Mancino siano state intercettate casualmente, ma sostiene che nulla cambi. Ma il divieto di ascoltare il presidente, scrivono gli avvocati di Francesco Messineo, Antonio Ingroia e Nino di Matteo, “è previsto solo per le intercettazioni dirette” e può al massimo “estendersi a quelle indirette non casuali”.

Istigazione a delinquere.
Se poi le bobine ci sono, secondo gli avvocati di Napolitano, i pm devono “procedere alla distruzione immediata del testo intercettato”. Peccato che il magistrato non lo possa fare (per legge). Spiega la Procura di Palermo che non è possibile “procedere all’immediata distruzione prescindendo dal ricorso del giudice e dalle garanzie del contraddittorio”. E questa è “l’unica azione compatibile con la salvaguardia dei principi costituzionali”, visto che i pm non possono arrogarsi il potere di distruggere bobine (sarebbe illegale: spetta al giudice) e che non si può “inibire all’innocente la possibilità di portare in giudizio la prova, anche irritualmente acquisita, della non colpevolezza”. La paura del presidente è che che se si rispetta la legge (col giudice che decide la distruzione dei nastri in udienza apposita, dopo averli fatti ascoltare agli avvocati difensori degli indagati che ne facciano richiesta) c’è il rischio che il contenuto delle telefonate trapeli all’esterno.

Re Sole.
C’è poi l’articolo 90 della Costituzione, che “sancisce la irresponsabilità del Presidente - salve le ipotesi di alto tradimento o attentato alla Costituzione - solo per “gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni”. L’avvocatura dello Stato ne propone un’interpretazione molto ampia: “Il perseguimento delle finalità costituzionali caraterizza l’attività sia formalizzata sia non formalizzata del presidente della Repubblica connotandola in senso funzionale”. Telefonate con vecchi amici comprese. Ma, dicono i pm, questa affermazione è “infondata giuridicamente” ed è “paradossale” : “Non solo nelle allocuzioni pubbliche ma anche nelle comunicazioni riservate, il Presidente parlerebbe sempre e soltanto come Capo dello Stato”. Un’inviolabilità “che caratterizza il Sovrano”, si legge nella memoria, e che “implicava la totale immunità dalla legge penale”. Ma non di un Sovrano qualunque: la Costituzione spagnola, per esempio, dice l’intercettazione legittima di una telefonata nella quale accidentalmente figuri il Re come mero interlocutore non equivale a “investigare la persona del Re”, e verrebbe valutata dal giudice istruttore che la farebbe distruggere solo se irrilevante ai fini delle indagini. “In caso contrario - spiega la Procura di Palermo - le telefonate resterebbero agli atti”. Per l’inviolabilità che vuole il presidente Napolitano bisogna tornare al Re Sole.

Beatrice Borromeo - 13 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
Twitter: @BorromeoBea
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