mercoledì 24 ottobre 2012

Finmeccanica - Ora per Sciaboletta risorgere è più difficile


Il “Lazzaro” della politica. Lo hanno soprannominato così nella sua Liguria, adesso che la sua stella è in declino e ci si può permettere di contrastarlo. E chissà se a Claudio Scajola riuscirà di risorgere ancora dopo la terza inchiesta che lo tocca in un paio di anni.

Un brutto colpo davvero: indagato per corruzione internazionale nell’infinito scandalo
Finmeccanica. Da appena tre settimane “u ministru”, come continua a chiamarlo qualcuno a Imperia, si era affacciato ancora una volta sulla scena. Quella più protetta della Liguria, tanto per cominciare, in attesa, chissà, di tentare poi il salto verso Roma. Ma l’aria è cambiata : il
Claudio Scaiola
Pdl, o quello che ne resta, in Liguria è diviso. C’è addirittura chi, come Eugenio Minasso, osa porre in discussione la leadership del Grande Capo. Nella Capitale non va meglio: Silvio Berlusconi l’ha già fatto capire, le candidature al Parlamento di personaggi “scottati” come Roberto Formigoni e, appunto, Scajola non saranno gradite. E poi… poi le esternazioni di Guido Crosetto (Pdl) che addirittura dice: “Niente Fiorito e niente Scajola”, mettendo vicino un consigliere regionale del Lazio e l’ex ministro, che una volta trattava da pari i grandi del mondo. Sì, Scajola è stato uno degli uomini più potenti d’Italia. Uno dei consiglieri più seguiti dal Cavaliere.
Passato remoto.

Certo, per i grandi navigatori le tempeste vanno messe in conto, “ma quando la nave fa acqua da tutte le parti non resta che il naufragio”, racconta un (ex) amico, uno che ai congressi del Pdl gli sedeva a poche sedie.

È dura la politica: oggi c’è perfino chi ricorda l’arresto di Scajola nel lontano 1983, come sindaco di Imperia, per una storia di tangenti. Ma il “Lazzaro” della politica fu assolto da ogni addebito e tornò sulla scena. Ancora sindaco, in quella città in cui pochi per anni hanno osato metterlo in discussione. Poi il grande balzo sulla scena nazionale. Diventa ministro dell’Interno nel 2001, in tempo per seguire il G8. Ma ne esce indenne.

I guai arrivano un anno dopo, nel 2002. Perché Scajola è davvero uno strano miscuglio umano: scaltro come pochi, ma terribilmente irruente. Pesa le parole, le virgole, come insegna il suo passato democristiano e poi gli scappa di definire Marco Biagi, ucciso dalle Br, un “rompicoglioni”. Risultato: dimissioni. Ma lui, appunto, risorge. Il Purgatorio della politica italiana dura poco: nell’agosto 2003 rieccolo nel Governo del Cavaliere. E di nuovo nel 2008, dopo la parentesi di Prodi. Questa volta, però, ci si mettono di mezzo i magistrati. E ancora quella dannata irruenza. Scoppia lo scandalo della Cricca, esce fuori la casa vista Colosseo. La Finanza lo accusa: è stata comprata con 80 assegni circolari in nero (per un totale di 900mila euro) provenienti da Diego Anemone che si sarebbero aggiunti ai 600mila pagati in chiaro dal ministro. Scoppia lo scandalo. Scajola alla fine cede e deve dimettersi. Ma più delle accuse nella memoria resta la sua difesa, quella frase dal sen fuggita: “A mia insaputa”, diventata proverbio.
Una botta durissima. Ma lui reagisce. Aspetta che le acque si calmino e nel 2010 ritorna. Nasce la fondazione Cristoforo Colombo che raccoglie oltre sessanta parlamentari. Scajola pesa ancora. Eccome.

Ma non passano due mesi ed ecco la seconda tegola giudiziaria: indagato, con il costruttore Francesco Bellavista Caltagirone (un patriota Alitalia) per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta per il porto di Imperia, un’opera fortissimamente voluta da Scajola, che vide il costo previsto di 80milioni moltiplicato quasi per tre. Un’inchiesta che, se possibile, gli dà più dolore della casa al Colosseo: qui lo toccano nella sua Imperia. Ed ecco organizzata, davanti allo stesso molo della discordia, una manifestazione di sostegno all’illustre indagato. Parlano in tanti. Foto da conservare: parlamentari e sindaci che oggi magari si sono dileguati.

Scajola abbassa di nuovo la testa. Intanto, però, lavora al ritorno. Nei giorni dell’agonia del Governo Berlusconi qualcuno fa il suo nome come possibile ministro in un rimpasto d’emergenza. Ma la sorte pare aver voltato le spalle a “u ministru”. Il Cavaliere affonda. L’idillio tra i due è sfumato. Pesa qualche colpo d’ala di Scajola, qualche suo accenno di dissenso.

Fino a ieri, a Finmeccanica. Ora esprime “Meraviglia, amarezza e rabbia”. Dice a SkyTg24: “Di essere indagato l’ho saputo questa mattina leggendo un’Ansa. Poi all’una ho avuto la consegna dell’avviso di garanzia per concorso in corruzione internazionale. Ma non c’è scritto il merito, per questo ho chiesto di essere ascoltato: ho tutto l’interesse di collaborare con le indagini”. Dice anche di non avere “conoscenza diretta” delle persone che lo accusano. Conclude più da statista che da indagato: “Finmeccanica fa gola a molti Paesi, mi preoccupa la tendenza alla vendita di alcuni asset”.

Stavolta però Scajola non può dimettersi, perché non è più ministro. È solo deputato, e anche quella poltrona pare piuttosto malferma.

Ferruccio Sansa - 24 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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