venerdì 19 ottobre 2012

Fini non spiega il legame tra Elisabetta e Corallo jr


TRE FAX DIMOSTRANO I RAPPORTI DEL RE DELLE SLOT CON LA COMPAGNA E IL COGNATO. LA REPLICA: “SONO COMPORTAMENTI PRIVATI CHE NON CONDIVIDO”

Tre fax pesanti per Gianfranco Fini, quelli emersi nei documenti depositati dalla procura milanese nell’ambito delle indagini sull’ex presidente della Banca popolare di Milano
Massimo Ponzellini. A spedirli è Francesco Corallo, il re delle slot machine. A riceverli è James Walfenzao, il fiduciario di Corallo ai Caraibi. Il fax dell’11 aprile 2008 documenta che la società Jayden Holding, creata a gennaio 2008 per fare attività immobiliare con base a Saint Lucia, è di Giancarlo Tulliani, il fratello della compagna di Fini. I fax del 13 marzo e del 19 giugno 2008 inviano a Walfenzao copia dei passaporti di Tulliani e di sua sorella Elisabetta. È la prova dei rapporti tra Corallo e i Tulliani.

Un motivo almeno d’imbarazzo per Fini: Corallo, oggi è latitante per una richiesta d’arresto della procura di Milano nell’indagine per associazione a delinquere, che coinvolge anche l’ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini. E nel 2008, quando si occupa dei tre fax, era indagato per riciclaggio (la sua posizione sarà archiviata l’anno successivo, nel 2009) insieme al padre, Gaetano Corallo, che ha un curriculum anche più pesante: è il catanese che ha aperto un casinò (che nulla ha a che fare con quelli oggi gestiti nella stessa isola dal figlio) a Saint Maarten, nelle Antille olandesi, dove ha ospitato, negli anni Ottanta, il boss catanese di Cosa nostra Nitto Santapaola. È stato condannato a 7 anni e mezzo per associazione a delinquere, corruzione e violenza a pubblico ufficiale, nel processo sull’assalto dei catanesi ai casinò del Nord Italia. Mentre il figlio è incensurato e dice di non vedere il padre da decenni e i pm romani gli hanno creduto.

Il presidente della Camera Fini non mostra alcun imbarazzo a proposito delle compagnie in cui è stato trascinato dalla sua consorte e dal cognato. È stato oggetto di una martellante campagna di stampa sulla casa di Montecarlo, affittata a Tulliani da una società di Saint Lucia riconducibile allo stesso Walfenzao, che torna nei documenti ora resi noti. Ieri Fini ha però respinto con decisione ogni accusa: “Non intendo farmi condizionare dalla ciclica comparsa di documenti, più o meno autentici, sulla casa di Montecarlo. Basta leggere gli ultimi, per capire che non contengono nulla di nuovo e definitivo rispetto all’effettiva proprietà. Come nell’estate di due anni fa. Da allora, l’unica certezza è l’archiviazione in sede giudiziaria della denuncia a mio carico”. Fini non dice una parola sulla ragione per cui il passaporto della moglie è finito nelle mani di Francesco Corallo, che poi lo ha girato al suo consulente Walfenzao. In tal modo resta sospeso un segreto sulla compagna del presidente della Camera, che Corallo jr, un latitante, conosce. “Nell’ambito della mia vita privata – è l’unico accenno critico che si concede Fini –, quanto scritto da l’Espresso (in edicola oggi, ndr) suscita in me profonda amarezza per comportamenti che non condivido. Ma questo è un aspetto solo personale. Non ho mai mentito o nascosto qualcosa agli italiani e per questo continuerò il mio impegno politico a testa alta”.

La polemica contro di lui era riferita alla casa di Montecarlo donata dalla contessa Anna Maria Colleoni ad An e poi finita in affitto a Giancarlo Tulliani. Ad acquistarla nel 2008 per pochi spiccioli (300 mila euro a fronte di una quotazione di mercato almeno cinque volte superiore) era stata una società caraibica, la Printemps, che l’aveva poi venduta a un’altra società, la Timara , che l’aveva poi affittata al fratello della compagna di Fini.

Le proprietà di Printemps e Timara sono schermate, ma entrambe sono domiciliate presso l’ufficio di Walfenzao, che le carte dell’indagine milanese su Ponzellini qualificano come “soggetto che con ogni probabilità gestisce, per conto di Corallo, varie realtà societarie, rapporti bancari e attività site all’estero”. Walfenzao figura anche in una società che controlla parte di Bplus: Atlantis, la società di Corallo che gestisce un impero di slot machine e ottiene dai Monopoli di Stato, nel 2004, la concessione pubblica e ora controlla il 20 per cento del mercato delle slot. È la Bplus Giocolegale che riceve nel 2009 il generoso prestito di 148 milioni erogato dalla banca di Ponzellini.

I tre fax che potrebbero imbarazzare Fini sono sequestrati dalla Guardia di finanza nel novembre 2011, durante la perquisizione a casa di Corallo jr. Erano fax vecchi di tre anni: ma ancora preziosi, per essere gelosamente conservati negli archivi del re delle slot. Fini non ha proprio nulla da dire, sul ricatto incombente che queste carte gli potevano procurare?

Gianni Barbacetto e Marco Lillo - 19 ottobre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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