sabato 27 ottobre 2012

4 anni e una beffa (di Rita Pani)


La perentorietà del verbo, quando il giudice dice: “Condanna!” è come una carezza che disegna un sorriso. Ma un sorriso amaro e a mezza bocca, perché non ci potrà essere alcuna speranzosa curiosità su ciò che sarà.

Nel 2123, quando alle vicende processuali dell’ex tizio criminale del consiglio, si potrà
scrivere la parola fine, noi non ci saremo più da un pezzo, e lui invece sarà ancora qua, magari dentro una capsula d’azoto liquido, oppure clonato, o semplicemente rigenerato con pezzi di corpi umani acquistati al mercato nero, o avuti di frodo.

Esultiamo, sì, capaci come siamo di accontentarci delle briciole, ed è giusto che sia se non altro per tornare a provare un piccolo guizzo di patriottismo sensato. Esultiamo per consolarci credendo che tutto sommato la giustizia resiste nonostante i bombardamenti subiti. Esultiamo solo per mero godimento, figli del “mors tua vita mea”.

E appena abbiamo finito di esultare, tornando alla realtà, capiamo che nulla cambia e cambierà, perché – come detto dai giudici – “la sua particolare capacità di delinquere …” ha fatto sì che la legge per lui sia solo una burletta, un offesa personale, una lesione alla sua immagine di grande mafioso, il più mafioso che c’è, che non si è limitato negli anni ad aggirare il sistema, ma a batterlo distruggendolo pezzo a pezzo, e creandone un altro fatto a posta per lui. È una vittoria di Pirro, quindi, di questo stato debilitato e corroso fino alle fondamenta.

L’esultanza si spegne assistendo al rinvigorirsi delle badilate inferte dal piccolo esercito di schiavi, sguinzagliati come una muta di cani in ogni tv, seria o ridicola che sia, dove volano parole che dovrebbero riecheggiare nelle orecchie di tutti noi, fino a farci prudere le mani, oltre che la coscienza: “Barbarie! Paese incivile. Giudici comunisti – ma questa è vecchia – Giustizia ad uso politico.” E muore l’esultanza, quando ci si ritrova a cospetto della gente, che cooptata dalla propaganda fatta a suon di tv senti dire: “Se lo ha fatto ha fatto bene, perché in Italia si pagano troppe tasse.”

E qui arriva la beffa. Perché passi pure che a dirlo sia stato per primo quella cosa putrida che è sallusti, servo eunuco del sultano, ma se a dirlo è un cittadino, magari uno di quelli vessati da vent’anni di ruberie piratesche di un governo costruito a misura d’uomo – l’ex tizio padrone e usurpatore dello stato – allora la gravità è immensa, perché nemmeno posto innanzi all’evidenza. Il cittadino è più in grado di comprendere quale sia il danno che tutti noi abbiamo subito.

Non ci resta che accontentarci ancora, e sperare che almeno di tutto questo, tolto l’indulto, la vecchiaia del criminale, le leggi scritte in sartoria su misura per lui, resti quell’interdizione dai pubblici uffici, che gli precluderà di appropriarsi del Quirinale. Ed è pure un peccato che le colpe dei padri non possano in qualche caso ricadere sui figli, perché ora questo è da temere: il lascito ereditario, quel codicillo testamentario: “Lascio a mia figlia, la Mondadori e l’Italia”, che a quanto pare, ancora un pezzo c’è.

Rita Pani (APOLIDE)- 27 ottobre 2012 -
Rita Pani Fb
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