mercoledì 26 settembre 2012

Polverini va a Ballarò e fa la morale (di Paola Zanca)


RENATA ATTO SECONDO: MANIFESTI E DOSSIER

La monovolume nero lucido si ferma davanti al cancello della Regione Lazio quando mancano dieci minuti alle 11. L'autista ha telefonato per annunciare l’arrivo della vettura presidenziale, ma gli uscieri si sono dimenticati di aprire. Basterebbe assistere a questo primo, minuscolo,
atto di ribellione al potere per raccontare il giorno dopo le dimissioni di Renata Polverini: costretta ad aspettare lunghissimi secondi prima che l'inferriata malconcia scorra tutta a destra e la lasci passare. “Già le fanno trovare il portone chiuso”, scherzano quelli della vigilanza, mentre lei sguscia fuori dal portellone – jeans, ballerine e camicetta blu – e si infila nella sede della giunta.
Eppure lì dentro, Renata Polverini è ancora la numero uno. Si è dimessa in conferenza stampa, ma fino a ieri sera, in consiglio regionale, non era ancora arrivata la lettera necessaria a formalizzare il suo addio. Così le malelingue cominciano a circolare: la presidente è ancora nel pieno esercizio delle sue funzioni, che aspetta ad abbandonare il potere? Esce dalla sua stanza solo a metà pomeriggio, per andare a colloquio da Berlusconi, e poi all'ora di cena, dritta a viale Mazzini per partecipare a Ballarò. Il programma che l'ha lanciata quando era solo una sindacalista dell'Ugl, è il primo ad averla in studio – questa sera tocca a Bruno Vespa – ora che apparentemente la sua carriera si è arrestata. Ma sarebbe da ingenui fermarsi a quella scena del cancello chiuso. Mentre al secondo piano del palazzo di via Cristoforo Colombo comincia la processione degli amici – prima Francesco Storace, poi lo staff, poi l'assessore Di Paolo, infine l’Udc Luciano Ciocchetti – fuori gli attacchini sono già lavoro. E prima di mezzogiorno, le strade che il centrosinistra avrebbe potuto tappezzare di festeggiamenti per la cacciata dei “maiali” (senza offesa, è il travestimento alla festa in stile antica Roma), sono piene del faccione di “Renata”. Sotto il simbolo Città Nuove, la Polverini avverte; “Questa gente la mando a casa io. Ora facciamo pulizia!”. Con quali fondi siano stati pagati questi manifesti resta ancora da capire. Certo è che sembrano l'inizio di una campagna elettorale pressochè a costo zero. La fondazione Città Nuove si è già presentata alle amministrative del maggio scorso in Lazio, Campania e Liguria, ma ha raggiunto risultati importanti solo a Frosinone (7,2 per cento). La guida Salvatore Ronghi – già Ugl, poi segretario generale della giunta regionale – oggi più in pista che mai: “Renata Polverini e Città Nuove – ha dichiarato ieri Ronghi – proseguiranno il proprio impegno politico sul piano nazionale per promuovere e rafforzare la politica della gente e per la gente”. Il bello è appena cominciato. Lo stesso vale per Pietro Giovanni Zoroddu: anche lui ex Ugl, diventato due anni fa capo di gabinetto della Polverini. Tutti lo descrivono come una “acqua cheta”, uno che è meglio non far arrabbiare. E se ne sono accorti il cronista del Corriere e un cameraman dell'agenzia Vista che due giorni fa, al termine della conferenza stampa, sono stati vittime di uno dei suoi – rari ma memorabili – momenti di escandescenza. Per calmarlo è dovuto intervenire Francesco Storace.

E anche per il leader de La Destra, furibondo per le dimissioni (secondo lui la Polverini non doveva lasciare) si apre una seconda giovinezza. Lui che il presidente l'ha già fatto, ormai quasi dieci anni fa, e che si vide sfumare il secondo mandato per colpa di un accesso abusivo al sistema informatico del Comune di Roma, è tornato: “Adesso – tuona - ci riconquistiamo la regione”. E poi Mariella Zezza, giornalista della Rai che cambiò mestiere per seguire l'avventura di Renata. Ieri, sul suo sito, non ha mancato di porgere gli onori: “Grazie a te il Lazio è cambiato”, scrive alla Polverini, prima di ricordarle che è pronta ad accompagnarla nella “creazione di una nuova politica, più attiva, più concreta, più pulita”. Renata in verità ha detto che per ora si dedicherà solo a fare “i dolci in casa” ma sta riflettendo se candidarsi al Parlamento. Nel frattempo annuncia dossier su tutti gli abusi della giunta che l’ha preceduta (lo sfogliava ieri sera su RaiTre). Nell'attesa, merito dell'agenzia Dire essersi ricordata una coincidenza singolare. La sala del residence Ripetta dove lunedì Renata Polverini annuncia le sue dimissioni è la stessa in cui Piero Marrazzo, la mattina del 21 ottobre 2009, riceve la telefonata di Berlusconi. Marrazzo si allontana per un quarto d'ora, torna in sala pallido. L'ex premier lo avvertiva che c'era in circolazione un video compromettente su di lui. Renata il suo film da donna pulita, invece, lo ha appena cominciato.

Paola Zanca - 26 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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