domenica 23 settembre 2012

Polverini - LA SIGNORA “IN ROSSO” (di Carlo Tecce)


Si lamenta del conto in banca, non bastano oltre 200mila euro

Velletri
Il decoro istituzionale è fondamentale. E questo non è accettabile: “Io faccio pure fatica a pagare le mie carte di credito”. Sacrilegio.

E ancora impietosa: “Stasera indosso le stesse scarpe che avevo a Cinecittà per la festa di De Romanis”. Tragedia. E colpo feroce: “Il mio conto è sempre in rosso”. Fermi. Non è che
qui, fra ladruncoli e bisbocce, Renata Polverini governa la Regione Lazio per beneficenza? Presidente, proprio lei, in rosso? “Non mi sono lamentata, spendo i miei soldi né pochi né troppi. Il giusto”, dice con un sorriso forzatissimo, a Velletri, castelli romani, pronta a tranciare un nastro tricolore per la sagra dell'uva. E poi sfiora le spalle dei passanti, omaggiata con ciambelle e biscotti, lei ricambia agitando le mani colorate di uno smalto arancione, tonalità evidenziatore del catasto.

Ai piedi un paio di ballerine blu elettrico che s’abbinano a una magliettina prugna che s’allarga sui pantaloni stretti. Merce rara del mercatino di Porta Portese? La governatrice non ascolta, e sbuffa gentilmente.

La dichiarazione dei redditi indica 209mila euro di imponibile, però. E c’è un però enorme che la Polverini non conosce: l’assegno mensile per il rapporto con gli elettori, 4mila euro mensile (ora dimezzati): “Quello che guadagno è pubblicato”. Le entrate di Renata seguono tre corsie: 11.598 euro netti per l'incarico, 100mila l’anno lordi per il ruolo di consigliere e, ultima stradina, il contribuito per dialogare con i cittadini. Per fortuna, i laziali non vogliono rischiare il mutismo dei politici. La Polverini ha un mantra che ripete in qualsiasi occasione, sia in aula per redarguire i Franco Fiorito, sia in piazza per celebrare il mosto: “Ho corretto il disavanzo di bilancio, il debito sanitario”. Ci vuole mente di ragionerie e polso di chirurgo. E com'è che le finanze di casa Polverini siano così disastrate con oltre 200mila euro l'anno?

Sarà la frenetica attività immobiliare: ultimo investimento un appartamentino a Parigi di un valore (dichiarato) di 221mila euro. Stanza e cucina. Un rifugio. Non un'abitazione confortevole come quelle romane, prima a San Saba in affitto con il marito a prezzo scontatissimo (proprietà pubblica Ater), poi la doppietta in zona Aventino e il rustico a Torgiano (Perugia), le 5 cantine tra l'Umbria e la capitale.
Ora la Polverini è stanca, sussurra al sindaco Fausto Servadio (Pd): “Non me reggo in piedi. Me so fatta ‘na pannecchiella in macchina. Sai, so’ stata con i bambini emiliani allo Zoomarine”.

La governatrice ha attraversato una settimana faticosa. Anche annunciare 11 volte le dimissioni può indebolire. Festeggiati i tagli di 20 milioni ai partiti, e gabbato il santo imbarazzo, la Polverini dimentica: “Sono serena perché parla la mia coscienza. La faccenda amministrativa è chiusa. L'inchiesta giudiziaria andrà avanti e ne vedremo tante”.

Servadio la costringe a una processione di mezz'ora, inerpicandosi per Velletri a caccia di un palco per l'immancabile comizio: “Ho chiesto scusa e andiamo con il cammino. Alziamo la testa!”.

Il sindaco le propone un brindisi, lei sorseggia e mastica un pezzettino di dolce al vino. Prova la posa migliore per i fotografi, prova due volte, anche tre. Pensa al pomeriggio con i bambini, e si ricorda dei bambini che dovrà incontrare in Regione. Quelli che non si saziano mai con la marmellata (pubblica): “Quali bambini? Ah ah”, sospiro. E afferra un grappolo d'uva. Una signora le consegna un invito per una cena a base di baccalà. Una ragazza le grida “vergogna”. La Polverini abbassa lo sguardo. Serra l'orecchio. Procede con il suo passo marziale. Dicono che sia carattere. Forse è solo paura di rovinarsi la carriera.

Carlo Tecce - 23 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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