sabato 29 settembre 2012

Maroni al Lingotto con Passera: è il funerale della Lega


GLI STATI GENERALI DEL CARROCCIO A TORINO SEGNANO IL NUOVO CORSO DEL PARTITO, A CACCIA DEGLI SCONTENTI DEL PDL

Torino
Come bambini al pranzo di Natale. Composti, vestiti bene, timorosi di non fare bella figura. Apparivano così i pochi leghisti che ieri si sono affacciati nella sala del Lingotto di Torino, dove il movimento politico di Roberto Maroni ha organizzato gli stati generali del Nord. Pochi
minuti di apparizione, tra imprenditori e sindacalisti, luminari ed economisti, tra i cosiddetti poteri forti che hanno partecipato ai “workshop” tematici. Poi via, cento metri oltre il Lingotto, a rilassarsi alla festa della Lega piemontese. I vari Roberto Calderoli, Roberto Cota, Andrea Gibelli. Li vedi arrivare sornioni, in quello che fino all’anno scorso era l’unico appuntamento torinese del Carroccio e ora è una sorta di parcheggio: qui i leghisti d’un tempo, quelli con camicie verdi e sogni indipendentisti, dentro al Lingotto i presentabili, il volto nuovo che Maroni cerca di mostrare nel tentativo di conquistare principalmente i delusi dal Pdl. Ma poi vengono alla festa leghista, sul prato dove per venti anni Umberto Bossi è stato Capo, leader indiscusso. E li vedi finalmente rilassati. A mangiare nei soliti piatti di carta improponibili bistecche, anche se poi controvoglia salutano i vecchi militanti amici per raggiungere il nuovo segretario al “dinner” organizzato al ristorante la pista. Sistemano il nodo alla cravatta, rimettono la giacca e via, di nuovo a tavola, ma con i “grandi”. E salutando quasi gli scappa una lacrimuccia.

Maroni qui metterà piede oggi, alle sette e trenta del mattino perché alle otto e trenta deve salire sul palco al Lingotto per il “question time” con Corrado Passera, l’ormai ex odiatissimo banchiere del governo dei banchieri. Alle 9.30 assisterà al dibattito tra Antonio Tajani (uomo di riferimento dei vari De Romanis che Renata Polverini ha cacciato dopo lo scandalo Fiorito), Giuseppe Scopelliti (governatore della Calabria, condannato nel 2009 a risarcire un milione 300 mila euro all’erario e, fra l’altro, rinviato a giudizio nel luglio 2012 per abuso d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico), Roberto Cota e Luca Zaia. Poi ci saranno gli incontri con Raffaele Bonanni, Giuseppe Guzzetti, Giovanni Quaglia e Giorgio Squinzi. Già ieri sera, alle 19, Maroni, chiusa in meno di mezz’ora la conferenza stampa che avrebbe dovuto raccontare l’esito dei tavoli di lavoro, si è rifugiato nella hall dell’hotel per accogliere Scopelliti, arrivato con tre auto blu, una delle quali con lampeggiante e scorta. Oneri del padrone di casa. il rischio, sempre più evidente, che il tentativo di ampliare la propria base comporti la perdita di quella storica e vera del Carroccio. Sono sempre più numerosi infatti i critici, anche tra i maroniani soprattutto quelli della prima ora. Che però, come ai tempi dell’egemonia di Bossi, non parlano e bofonchiano lamentele da anonimi. Ieri si è esposto Giancarlo Galan, indicato pochi giorni fa da Flavio Tosi come possibile candidato leghista. L’ex presidente della regione Veneto ha sintetizzato l’opinioine di molti: questi stati generali del Nord non bastano a risollevare il movimento dalla crisi in cui è caduto. Non solo. La Lega Nord “dovrà spiegare al Paese perché quando è stata al Governo è riuscita soltanto a portare a casa un federalismo che oggi non esiste, una legge sulle ronde che non è mai stata applicata, e i ministeri al nord, che non ci sono”. Dal canto suo, Maroni evita le polemiche, veste i panni del rinnovatore e si lascia scivolare addosso i malumori di quanti pur avendolo sostenuto non sono stati coinvolti. La due giorni torinese è stata totalmente appaltata all’esterno, ufficio stampa compreso.

Gli stati generali sembrano la cerimonia funebre della Lega. Bossi oggi farà la sua rapida apparizione dentro il Lingotto, anche se nel programma non è indicato. Avrà il nodo ben stretto alla cravatta e il sorriso compiacente di chi può permettersi di stare fermo a guardare. Anche ieri lo ha ripetuto all’amico Leonardo Carioni e ai pochi che non l’hanno mai abbandonato: “Aspettiamo e vediamo”. Maroni lo conosce bene, sa che non può prescindere dal vecchio Capo. E ieri si è quasi scusato: “Siamo orgogliosi della nostra storia, ma come nella vita, ci sono fasi in cui occorre cambiare perché cambia il mondo”. Domani sera si rilasserà anche lui alla festa della Lega piemontese, chiuso il Lingotto e gli stati generali, allentata la cravatta e salutato l'ormai amico Scopellitti, qualcuno tra i vecchi militanti amici forse gli chiederà: sicuro che sia la strada giusta?

Davide Vecchi - 29 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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