Dobbiamo rifondare la “scuola repubblicana” con corsi, obbligatori in tutte le scuole e tanto di voto, di “morale laica”. Morale laica vuol dire comprendere la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto, distinguere il bene dal male, essere consapevoli che abbiamo doveri oltre che diritti, prendere sul serio la virtù e soprattutto i valori. Ci vuole un insegnamento che inculchi negli studenti le nozioni di morale universale
fondate sulle idee di umanità e di ragione perché “la Repubblica esprime un’esigenza di ragione e di giustizia” e a scuola si deve imparare a “ragionare, criticare, dubitare”. È urgente insomma porre mano non solo a riforme sociali, ma anche a una riforma intellettuale e morale, e quest’ultima può nascere soltanto nella scuola in virtù del suo potere spirituale.
Ve lo immaginate cosa succederebbe in Italia se un ministro dell’Istruzione sostenesse queste idee e le mettesse in pratica? Ci sarebbe sui giornali e in televisione una levata di scudi seguita probabilmente da un moto insurrezionale. I sostenitori del multiculturalismo tuonerebbero che ‘non ci sono valori universali, ma soltanto valori relativi ai diversi contesti culturali’; la vecchia e rancida sinistra non esiterebbe a ripetere che ‘le idee di umanità e di ragione mascherano il dominio dei popoli ricchi e potenti su quelli deboli e poveri’; i liberali nostrani muoverebbero lancia in resta contro l’incauto ministro al grido ‘lo Stato che inculca la morale viola il principio della neutralità rispetto alle diverse concezioni del bene’; ‘è Gramsci che ritorna!’ sbraiterebbero i berlusconiani guidati dal dottissimo Cicchitto. E chi terrebbe il Santo Padre, e il Sacro Collegio e le orde di Comunione e liberazione, con Formigoni in testa, dal brandire effigi della Madonna e organizzare processioni per protestare contro la pretesa della Repubblica di esercitare, attraverso la scuola, un “potere spirituale”.
Vincent Peillon |
Il ministro va ben oltre l’educazione civica, del resto già in vigore nelle scuole francesi. Pensa infatti che, oltre a dare ai giovani le nozioni necessarie per essere buoni cittadini, la scuola deve stimolare la riflessione sulle grandi questioni quali il senso dell’esistenza umana il rapporto con noi stessi, e con gli altri, e le idee di vita felice o buona. Il fine è dunque una laicità interiore che sostenga i valori della solidarietà, del sacrificio, della conoscenza contro i valori del denaro della concorrenza e dell’egoismo.
I primi commenti pubblicati nel blog della rivista sono aspri: “Presto avremo dei campi di formazione socialista per la gioventù”; “ecco la morale socialista imposta a tutti”. È facile prevedere che altri, del medesimo tono, seguiranno e che il ministro dovrà faticare molto per realizzare la sua riforma. Anche se l’ethos repubblicano ha in Francia solide radici, non mancano i critici, sia a destra, sia a sinistra. La distinzione fra patriottismo e nazionalismo, ad esempio, che il ministro ha enfatizzato con meritoria finezza culturale, è controversa anche all’interno dell’opinione pubblica francese. Al di là delle Alpi, come da noi, c’è chi sostiene che il patriottismo non si distingue dal nazionalismo e chi ritiene che il patriottismo sia un’anticaglia del passato. Il ministro, inoltre, ricorda senz’altro le polemiche sul divieto, in nome della laicità, di entrare a scuola con il volto coperto dal velo. La scelta di lanciare addirittura un progetto educativo in nome della morale laica è indubbiamente una scelta coraggiosa, come è lecito attendersi da un leader politico.
Il ministro francese avrebbe potuto evitare espressioni come “inculcare” e sottolineare che l’educazione laica deve avere la libertà come fine e come mezzo, e dunque aborre l’indottrinamento ed esige il metodo del dialogo. Ma la sostanza del suo progetto merita sincero plauso, per una semplice ragione: una Repubblica che rinuncia a formare cittadini si condanna al declino civile e politico. La coscienza civile e la coscienza laica hanno bisogno l’una dell’altra, e sono entrambe minacciati da nemici potenti: la prima dalla mentalità servile, dall’idolatria insana per il mercato; la seconda dagli ideologi fondamentalisti e dai bigotti (non da chi ha vera coscienza religiosa, come dimostra l’esempio del compianto Cardinale Martini). Se si affievoliscono, la Repubblica si corrompe, proprio come è avvenuto dai noi. Non è affatto da escludere che i nostri mali abbiano reso altri più saggi. E noi, quando impariamo dai nostri errori?
Maurizio Viroli - 08 settembre 2012 -
Fonte: Il Fatto Quotidiano Pdf
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